Ruggero Ruggieri

Sono cresciuto nell’ambiente fotografico trevigiano, dove ho mosso i primi passi  come fotografo free-lance per il quotidiano La Tribuna di Treviso.

Nelle mie fotografie esploro l’ambiente metropolitano sia da un punto di vista formale (architettonico/urbanistico) sia da un punto di vista antropologico.

 

Il 2004 segna l’inizio delle esposizioni fotografiche di rilievo, con la partecipazioni a mostre collettive e personali:

A Treviso (Ist. Arti Visive Le Venezie, Ca’ de Carraresi e Palazzo Bomben – Fondazione Benetton, Galleria Il Battito d’Ali, Gu-Sa smart gallery Archivio di Stato, Treviso-fotografia off e Palazzo dei Trecento).

A Venezia (Galleria Spazio Aperto, Mondadori Grandi Eventi e Festival delle Arti).    

A Mestre (Marghera Photo Festival e Photo Market Gallery).

A Vittorio Veneto (Galleria Parentesi).

A Vienna (Istituto Italiano di Cultura).

A San Donà di Piave (Galleria d’Arte Contemporanea).

A Bassano del Grappa (Biennale di fotografia).

A Trevignano Fotografia 7’ edizione.

A Vicenza (galleria Mirror)-

Ho collaborato, tra gli altri, con Jean-Claude Mocik, video-artista francese già direttore del dipartimento cinematografia di Fabrica e responsabile de I.N.A.  (Istituto Nazionale Audiovisivi di Francia), Angelo Accardi, pittore, Gigi Masin musicista e compositore.

A proposito di Ruggero:

Il mio interesse per la fotografia nasce parecchi anni fa, ero poco più che adoloscente.

Poi con gli anni, con gli studi di architettura, con le letture (bellissime) di Camus, Sartre ho cercato di elaborare un mio linguaggio fotografico orientato a temi metropolitani ( sia per un'analisi del territorio da un punto di vista architettonico/urbanistico sia per una lettura antropologica).

Il rapporto tra uomo e spazio è quindi il mio tema preferito.

Crescendo fotograficamente ho imparato attraverso la visione dei lavori di G. Basilico e le letture e la visione delle fotografie di L. Ghirri a riflettere sul significato di luogo e sul modo di approcciarmi ad esso ovviamente ben conscio dei miei limiti.

Questa analisi è venuta nel tempo arricchendosi con l'influenza di altri fotografi americani (Shore e Baltz su tutti) ma anche e soprattutto attraverso confronti ed esperienze maturate nell'ambiente fotografico veneto.

Parafrasando Ghirri credo che sia necessario giungere ad un "pensare per immagini" e ad una idea di progettualità da cui partire per ogni lavoro.

E questo specialmente in questi ultimi anni in cui la fotografia è arrivata ad essere un fenomeno di massa con tutti i pro (pochi) e i contro (tanti) che ciò comporta...ma questo è un discorso molto lungo..

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